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Racconti dalle Dolomiti: Marmottone e … famiglia (parte 2)

18/07/2022

Se vi foste persi la prima parte, potete leggerla qui.

Si avviarono tutti allegramente verso la méta, situata più avanti e quasi ai piedi di quei monti pallidi che tutti conoscevano di fama.

C’era anche un gruppo di persone che stava camminando in quella direzione e Marmottina, che non aveva mai visto gli umani così da vicino, era un po’ turbata. Si avvicinò a Marmot e:

“Chi sono quegli animali così grandi?” Chiese.

“Beh, quelle… sono bestie un po’ speciali, si chiamano umani e dicono che siano i più intelligenti della Terra.”

“Ne conosci qualcuno?”

“Soltanto di vista… ma, come per tutti, credo che ce ne siano di buoni e di cattivi, d’intelligenti e di stupidi…”

“Sono così grandi! Saranno pericolosi…”

“Credo di no, vedi che hanno con sé i loro cuccioli: le mamme sono attente, sì… ma aggressive, solo se metti in pericolo i loro figlioli, come accade anche da noi, no?”

Gli umani avevano scelto uno spazio che aveva un po’ di sole e un po’ di ombra, avevano steso per terra dei teli bianchi posandovi sopra delle provviste e si stavano sedendo a terra stanchi della camminata e contenti di quel bel sole che li inondava di luce e di calore passando fra i rami di pochi alberi.

I bambini erano tutti raggruppati in disparte per poter giocare a loro agio. Ce n’era uno molto piccolo che camminava barcollando e andava quasi sempre gattoni per terra, stupito e incuriosito di quel nuovo mondo che vedeva per la prima volta.

Neanche cento metri più giù, il gruppo delle marmotte aveva fatto quasi la stessa cosa: si erano tutte accomodate su un prato vicino a una specie di campo, dove sapevano che avrebbero trovato qualcosa da mangiare, oltre le provviste che si erano portati. I giovani più in là, tutti assieme. La curiosità era tanta, ognuno di loro scopriva qualcosa d’interessante, magari qualche deliziosa bacca mai vista prima ma succulenta e squisita e Marmottina era felice al massimo perché, oltre a trovarsi in quel magnifico posto e a rimpinzarsi di mirtilli squisiti… aveva vicino il suo eroe che la faceva sentire protetta e sicura. Tutti cercavano di stare accanto a loro, perché dimostravano una solidarietà rassicurante. Non si trascuravano, tuttavia, le capriole sull’erba e neppure il gioco a nascondino, tutti così felici nel sole e vicino a quelle protettive montagne.

Ad un tratto, un cucciolo degli umani era comparso in cima ad un breve pendio e vedendoli aveva incominciato a scivolare giù, agitando le manine per salutarli. “Saranno pericolosi?” Chiese Marmottina.

Tutte le altre giovani amichette si erano avvicinate incuriosite.

Il cucciolo umano rideva, tutto felice, e decise di correre a giocare con quelle belle bestioline, intente a fissarlo, tutte in piedi. Inciampò in un sasso, però e cadde per terra, incominciando a piangere per la paura e rotolando arrivò vicino a Marmot.

“Qui bisogna fare qualcosa – disse lui – da lassù la sua mamma non riesce a vederlo e potrebbe preoccuparsi…”

Marmottina si offrì di aiutare il suo coraggioso amico e si dichiarò pronta ad andare ad avvisare gli umani.

“Non è il caso – rispose Marmot – perché gli umani non capirebbero quello che dici…” Si guardò attorno e vide che il piccolo aveva perduto uno strano oggetto che poco prima aveva in bocca.

Lo raccolse e raccomandò a Marmottina di stare vicino al bimbo e, se quello si muoveva o faceva cose strane le raccomandò di fischiare più forte che poteva. Poi, con il ciucciotto del piccolo umano tra i denti, si avvicinò cautamente al gruppo di quei bestioni. Per esperienza, sapeva che non erano necessariamente cattivi ma, di certo diffidenti e quell’oggetto del loro cucciolo che portava con sé, avrebbe potuto allarmarli.

Si mise bene in mostra, a debita distanza e lanciò per terra il ciucciotto. Poi si allontanò un poco e si fermò a guardare la loro reazione. Sulle prime tutti furono stupiti… guarda là, c’è una marmottina, che bella! lo ammiravano con molta simpatia, ma poi – e lui se l’aspettava – vedendo rotolare l’oggetto che era di solito nella bocca al suo piccolo, una donna si alzò di scatto:

“Oddio! – gridava – dov’è il bambino? Aiutatemi…” Molti si erano alzati in piedi:

“Stai tranquilla – le diceva suo marito – qui c’è erba dappertutto e non ci sono burroni, non può essere tanto lontano…” Difatti guardando sotto quel pezzetto di prato scosceso, vide il suo piccolo che… aveva in braccio una piccola marmotta! Non poté fare a meno di ridere:

“Sembra una favola! – Disse tra sé e sé – Se lo raccontassi, nessuno mi crederebbe!”

Nel frattempo erano stati raggiunti da altri della compagnia e si era formato un crocchio di grandi e piccoli che continuavano a parlare, a ridere, a piangere…

Marmot aveva fatto i complimenti a Marmottina per aver intrattenuto il cucciolo degli umani ed emise un piccolo fischio.

Finalmente tutti si girarono verso di lui e lo guardarono con molto affetto.

“È stato lui ad avvisarci! E la sua amichetta ha protetto il mio bambino!” Diceva la mamma.

“È un miracolo!” Diceva uno.

“Forse sto sognando!” Faceva eco un altro.

“Ma guarda come sono tutti carini… facciamogli una foto!” Aggiungeva un altro ancora.

“Meglio di no – disse il papà del piccolo – si spaventerebbero e subito scapperebbero via tutti!”

“Giusto… ma non dobbiamo ringraziarli?” Chiese sua moglie.

“Forse potremmo dare loro qualcosa da mangiare?” Suggerì un’altra umana.

“Lasciamoli fare – disse il papà – e cerchiamo di muoverci cautamente, in modo da non spaventare queste deliziose creature!”

Si accucciò per prendere in braccio il suo bimbo che però non voleva lasciare la marmotta che aveva in braccio, tenendola stretta… finalmente si riuscì a convincerlo di allentare la presa e il piccolino lo fece con i lacrimoni che gli scendevano sulle guance paffute. Lui aveva aperto le braccia, ma la marmottina non si muoveva, gli stava vicino e strofinava il musetto sulle gote, come se volesse asciugargli le lacrime…

Marmot era sempre più fiero della sua amichetta e le disse con grande orgoglio:

“Noi due… siamo una bella squadra davvero!”

Gli umani erano stupiti, costernati…  avrebbero voluto anche loro abbracciare quei due simpatici animaletti ma erano consapevoli che sarebbero scappati via!

Si mossero lentamente, commossi e stupiti. Nessuno parlava più. Fecero un cenno alla coppietta di marmotte per salutarli.

“Non so se capiranno…” Disse uno di loro.

“Come puoi dubitarne? – Rispose il papà – Neppure una baby sitter sarebbe stata in grado di fare di più!”

Da allora, ogni anno i gitanti umani tornano tra quei monti per le vacanze, con la speranza di rivedere le amiche marmotte. Portano sempre nocciole e noci per loro… le lasciano sparse qua e là.

Era stato come un bel sogno che difficilmente si ripete… ma erano sicuri che – prima o poi – le avrebbero viste di nuovo, felici, andar loro incontro!

 

Loredana Reppucci
Link: (https://www.ilcarrodellemuse.com/lideatrice/)
Proprietà riservata

Immagine di Sara Sieff